Ora io non voglio fare quella che fa la marchetta ma una cosa ve la devo raccontare perché è giusto che quando qualcuno lavora bene e con grande professionalità vada encomiato.
Ieri sono stata da EQUIPE VITTORIO perché volevo fare qualche piccola modifica al colore. Diciamo che sono arrivata e ho cominciato a sproloquiare dicendo che “volevo la base più chiara ma non bionda, più naturale ma che non mi venissero colori diversi, degradante ma senza stacco, con ciocche sottili ma non troppo altrimenti sarebbero sparite ma che non si vedessero”. Insomma un altro parrucchiere mi avrebbe mandato a quel paese (me lo sarei quasi meritato) oppure avrebbe risposto “sì sì” e avrebbe fatto di testa sua.
Simona (la ragazza addetta al colore, le cui mani andrebbero assicurate come il sedere di Jennifer Lopez) mi ha ascoltato attentamente e abbiamo discusso del lavoro per venti minuti buoni (neanche fossimo ad un consiglio di amministrazione della Unicredit).
Alla fine però lei non solo ha compreso esattamente cosa volevo ma lo ha realizzato dandomi quello che solo i grandi parrucchieri sanno dare: la naturalezza. Ad occhi meno esperti il cambiamento sembrerà impercettibile. Ma è proprio in questo che sono grandi, lavorare affinché ciò che fanno non si veda, non “marchi” i capelli e faccia venire il dubbio, persino a me, che sia nata con questo colore.
BRAVI. PUNTO.

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L’INTERNET

Un giorno ci diranno che l’olio di palma non solo non era dannoso ma faceva pure bene alla nostra salute.
Ci diranno che le scie chimiche hanno effettivamente condizionato le nostre menti e da quelle è nato l’Isis.
Un giorno ci diranno che i vaccini fanno malissimo.
Ci diranno che la Ray Ban inutilmente ha cercato di vendere i suoi costosissimi occhiali a soli 19,99 euro ma nessuno le ha creduto.
Che è possibile enlargiare il penis ma tutti hanno ignorato la notizia buttando quelle email nello spam.
Ci diranno che Trump ha Gandhi tatuato tra le scapole mentre Obama ha una svastica tatuata sulla chiappa destra.
Ci diranno che certe persone visualizzano ma non rispondono non perché siano stronze ma perché soffrono di amnesie improvvise.
Un giorno ci diranno che i carboidrati sono dietetici e che ingrassavamo per la troppa acqua contenuta nelle verdure.
Un giorno ci diranno che non avevamo capito niente, che vivevamo in un mondo falso, raggirati dalle lobby e da poteri oscuri.
Ma quel giorno non è oggi.
Oggi io scelgo di restare aggrappata a quel briciolo di verità che vogliono spazzare via. Oggi scelgo di usare l’intelligenza di cui la natura mi ha dotato per capire cos’è l’attendibilità. Scelgo di credere che in mezzo al marcio che ci nuota intorno ci siano verità assodate che portano a vaccinare i nostri bambini, a mettere nello spam le email che regalano Iphone e Ray-Ban come fossero caramelle, a rimuovere dagli amici quelli che condividono foto di corpi straziati perché solo così possiamo capire gli orrori che loro stessi contribuiscono a diffondere.
Io scelgo di credere che in mezzo al marcio che ci nuota intorno l’amore, l’amicizia e la solidarietà abbiano ancora un valore e che solo grazie all’esistenza di sentimenti così potenti si possa non solo sopravvivere ma vivere e si possa guardare i nostri figli negli occhi ed incoraggiarli ad essere persone migliori di noi.
Oggi io scelgo e poter scegliere, credetemi, è già una grande conquista.

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PREMIAZIONE CONCORSO LETTERARIO LA PENNA DEL DRAGO

Erano i primi giorni di settembre quando una cara amica mi disse che una Casa Editrice di Bologna aveva indetto un concorso letterario di narrativa e poesia. Il termine per consegnare il proprio lavoro scadeva il 15 di quel mese e proprio quel giorno, un’ora prima che chiudesse l’ufficio, con poca convinzione mi sono presentata nella sede della casa editrice, con il duenne al seguito (era appena uscito dall’asilo) e le sei copie del racconto in mano.

A distanza di poco più di un mese la Casa Editrice Edicik mi ha comunicato che il mio racconto era stata selezionato tra centinaia, piazzandosi all’ottavo posto. Ora la posizione non è certo prestigiosa ma per me è una grande soddisfazione. Senza contare che i racconti arrivati nelle prime nove posizioni otterranno la pubblicazione nella Rivista La Penna del Drago (il mio verrà pubblicato nel mese di Marzo).

Grazie alla Edicik e grazie a chi con affetto sincero continua a seguirmi e credere in me.

Qui il video della premiazione: video

 

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IL RACCONTO DEL MESE: SE FOSSE UN FILM

Se fossi in un film, in questo momento la stazione sarebbe semivuota, la nebbia avvolgerebbe ogni cosa e nel silenzio della notte potrei sentire il suo passo veloce che mi cerca tra i binari.
Perché se devi dirti addio in una stazione, la scenografia è importante.
Invece è tutto sbagliato, ordinario. Ecco perché lui non verrà mai. Perché la vita non è un film. La stazione è affollata, puzza di ferro e piscio ed io non ho l’aspetto della femmina che lascerà un segno indelebile nella vita di un uomo. Se fossi in un film, indosserei un lungo trench, grossi occhiali da sole neri e guanti di pelle, così se lui mi dicesse “Non ti dimenticherò mai”, io potrei accennare un leggero sorriso con l’angolo destro della bocca come a dire “Lo so”, accarezzargli delicatamente una guancia e poi salire leggera sul treno dissolvendomi nel buio come un’elegante creatura eterea.
Un rumore molesto mi distrae dai miei pensieri. Guardo in basso. Un bambino sovrappeso mi fissa masticando delle patatine. Vorrei ricordargli che è bene seguire una sana alimentazione sin da piccoli ma vengo travolta da un signore che mi passa il suo enorme trolley su un piede senza neppure voltarsi per chiedere scusa.
– Senta lei, torni indietro, le dò una bella notizia, ho un altro piede se vuole favorire!
Una barbona, sentendomi urlare si avvicina. Fossimo in un film sarebbe una graziosa vecchietta, con la faccia sporca ma coi fiori freschi infilati nel cappello. Mi direbbe che mi si legge negli occhi quanto io sia innamorata e mi augurerebbe tanta felicità. Mi intenerisco, le sorrido. Mi parla:
– Non fissarmi, brutta puttana!
Non verrà, me lo sento. Perché dovrebbe, poi? Siamo stati insieme solo cinque giorni. Travolgenti, intensi ma pur sempre cinque giorni. E’ stato talmente bello che non lo racconterò a nessuno, neppure alla mia più cara amica. Non sarei in grado di spiegare ciò che è successo, correrei il rischio di sminuire o ancora peggio ridicolizzare questa storia.
Guardo l’orologio. Mancano trenta minuti alla partenza del treno e lui non si vede. Mi aveva avvisata che gli sarebbe stato impossibile venire a salutarmi, aveva un impegno di lavoro dall’altra parte della città proprio a quest’ora. Comincio a pensare che fosse una scusa. Ma forse è meglio che non venga. Mi piace l’idea che l’ultimo ricordo di noi sia legato a ieri sera, a quel bacio davanti alla porta della camera dell’hotel. Io avvolta nelle lenzuola come fosse un vaporoso abito da sera, lui con la giacca tra le mani e i capelli scarmigliati.
– Allora cia…-
– No senti – l’ho interrotto io – Niente promesse, niente “allora ti chiamo”, niente “magari ci si vede per un week-end”. Stiamo a 800 chilometri di distanza, non può funzionare, non ci rivedremo più, non voglio essere una di quelle che guarda ogni minuto il cellulare in attesa di un messaggio che non arriverà mai. –
Lui ha sorriso. Dovreste vedere quanto è bello quando sorride. Ha fatto cadere la giacca a terra e mi ha stretta forte. – Parli troppo – mi ha detto e mi ha baciata.
Se fossimo in un film ora sentirei due mani che mi coprono gli occhi e partirebbe una melodia di archi. Qualcuno mi afferra il braccio, il cuore mi balza in gola.
– Scusi signorina è questo il treno per Napoli che parte alle 15.45?-
– Non lo so, mi dispiace.-
– Non sa se è per Napoli o non sa se parte alle 15.45? –
– Non lo so e basta. – dico buttando fuori l’aria.
La signora mi guarda perplessa. Sta per aprire la bocca ma a quel punto io sollevo il sopracciglio destro e la immobilizzo come una mangusta di fronte al serpente a sonagli. Lei fiuta il pericolo e, incredibilmente, capisce che deve levarsi dalle palle. Sposta lentamente lo sguardo verso il display luminoso, individua il suo treno per Napoli, fa un passo indietro, si volta e scappa via.
Intanto mancano quindici minuti alla partenza. Ma sì, è meglio che non venga. E poi cosa potrei mai dirgli? No, non gli direi niente. Vorrei solo baciarlo. Quanto pagherei per baciarlo ancora una volta.
Le mentine! Non posso farmi cogliere impreparata. Se fossimo in un film non me ne preoccuperei. Nei film limonano la mattina appena svegli come se non avessero l’olfatto. Come se non sapessero che appena svegli, con una sola alitata si potrebbe far appassire una foresta. Cerco nella borsa. Non le trovo. Mi piglia la smania. Non capirò mai perché nelle borse non si trova nulla al primo colpo. E’ come se la borsa captasse le nostre vibrazioni, come se sentisse quando abbiamo fretta e ci nascondesse le cose apposta. “Chiavi di casa, presto, sta venendo a prendervi! Andate ad infilarvi sotto la fodera del taschino. Sta piovendo e siamo davanti al portone, impazzirà!” così me la immagino la vita lì dentro. Intanto estraggo un paio di calze, il portafoglio, l’agenda, gli occhiali da sole e delle M&M’s del 1991 ma delle mentine non c’è traccia.
Mancano dieci minuti alla partenza. Lui non verrà.
Si fottano le mentine, si fottano gli addii, le stazioni, le storie che chiami amore e invece sono solo scopate, si fottano i sorrisi e i baci che ci siamo scambiati, si fottano i suoi respiri sul collo, il suo braccio sulla mia spalla, si fotta la mia fissazione per i film, per la scenografia perfetta, la battuta perfetta, il momento perfetto.
La vita non è un film, non verrà a salutarmi perché di me non gli importa nulla. Poco male, tra qualche mese lo dimenticherò, lui probabilmente lo ha già fatto. Non c’è la nebbia, non ci sono gli archi che suonano, non ho il trench e gli occhiali da sole scuri, non sono la femmina che lascia un segno indelebile nella vita di un uomo.
Rimetto tutto dentro la borsa, la delusione brucia nella gola, una signora all’altoparlante annuncia il mio treno, dice che fra cinque minuti partirà. Stronza. Mi pare di vederla, mentre spegne il microfono e rivolgendosi alla collega dice divertita: – Ma quella davvero pensava che lui sarebbe andato a salutarla? Hi hi hi. – Le stronze ridono tutte con l’ hi hi hi.
La vita non è un film ma ora, sì proprio ora, lo vedo tra la folla. Urla il mio nome, si fa largo tra la gente, correndo.
Appare lui, scompare tutto il resto.
(Federica Caladea, 23 ottobre 2016)
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SE AL POSTO DEI PIEDI AVESSI LE RUOTE SARESTI MENO BELLA?

La risposta è no.
Donna e bellezza sono da sempre un binomio che suscita grandi dibattiti a causa dei canoni estetici imposti dalla moda. La bellezza tuttavia non risiede né nella perfezione né in canoni estetici imposti.
Ce lo conferma l’evento internazionale Modelle & Rotelle organizzata da Fondazione Vertical per sostenere la ricerca sulle lesioni midollari che andrà in scena domani 3 ottobre 2016 presso l’Unicredit Pavillon in Piazza Gae Aulenti, patrocinato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana e dal Comune di Milano. Una manifestazione che ha ricevuto la medaglia da parte del Presidente della Repubblica per l’alto valore sociale.
In un mondo apparentemente impenetrabile come quello della Moda ecco quindi che irrompe Fondazione Vertical lanciando una sfida che vuole da un lato aiutare le donne con situazioni motorie limitate a ritrovare la propria femminilità e a nutrire l’autostima spesso minata dalla disabilità e, dall’altra, sensibilizzare sull’importanza di sostenere la ricerca scientifica.
La disabilità viene esibita ed esibendola scompare, ecco perché l’evento Modelle & Rotelle è lodevole. Niente pietismi e ipocrisie.
Solo bellezza, quella autentica.
All’evento parteciperanno personaggi di spicco del mondo dello spettacolo e dello sport nonché protagonisti dell’Alta Moda italiana. Dell’iniziativa sentirete inoltre parlare nei prossimi giorni sia sui giornali che alla tv.
Avrei dovuto esserci anche io ma purtroppo degli impegni di lavoro me lo hanno impedito.
Sarò comunque lì con il pensiero e soprattutto con il cuore, accanto a tutti coloro che si sono adoperati per mesi e mesi affinché l’evento prendesse forma facendo un lavoro immenso e accanto a chi crede fortemente in questo progetto, a partire dal fondatore e Presidente dell’organizzazione, Fabrizio Bartoccioni.

Per saperne di più:
http://www.modellerotelle.it
http://www.fondazionevertical.org
https://www.youtube.com/watch?v=UgMqVT6gxDc

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La vita secondo Ricky

Avevo promesso a Riccardo che avremmo fatto una cosa speciale. Fortunatamente non gli ho detto cosa perché temevo l’imprevisto che, ovviamente, si è verificato e ha fatto saltare la mia sorpresa (a questo punto solo rimandata).

Così abbiamo ripiegato sul centro commerciale dove dovevamo acquistare del materiale scolastico e davanti a un caffè (il mio, lui è già agitato di suo), tra un commento sulla scuola e uno sul karatè, siamo finiti a parlare della vita.
Queste le perle dall’alto dei suoi nove anni.

  • Il mondo degli adulti
    Deve essere bello essere grandi, puoi fare quello che ti pare. L’unica cosa che non capisco è perché parte dei soldi guadagnati con il lavoro non vengano usati per aiutare chi i soldi non ce li ha. Se tutti facessimo così non ci sarebbero più i poveri.
  • L’amore
    E’ la cosa più importante che esista, senza amore si è soli e la solitudine è triste. E poi senza l’amore non ci sarebbero i bambini e i bambini rendono allegro il mondo.
  • L’omosessualità
    Io non capisco una cosa. Si dice sempre che bisogna volersi bene e non farsi la guerra. E allora perché alcune persone non vogliono che ci si voglia bene? Cosa importa se vogliono bene a persone dello stesso sesso? E’ sempre amore e l’amore dovrebbe essere una cosa bella, non una cosa brutta da vietare.
  • La vecchiaia Io voglio che diventiamo vecchi insieme. Non voglio che tu sei vecchia e io resto giovane. Dobbiamo invecchiare e morire insieme. Lo stesso giorno, così non soffriamo.img_9705

ORIGANO MON AMOUR

Ho trascorso le estati della mia infanzia in meridione.

Gli odori e il gusto sono i due sensi che mi riportano immediatamente a quei giorni.
L’origano è il pane col pomodoro che mi faceva nonna per merenda o il pomodoro spaccato con sale e olio.

Ogni volta che scendo al Sud devo assolutamente comprarne un mazzetto. Poi lo appendo al muro esterno di casa come faceva la nonna e anche se vedo i colli bolognesi anziché le isole Eolie mi sembra di stare lì, a casa sua, il posto più caldo e accogliente del mondo.

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[N] VITE, UN SOGNO REALIZZATO

La scorsa estate ho iniziato a scrivere. Avevo provato altre volte ma non ero mai riuscita a concludere una storia. Questa volta, però, era diverso. Avevo tempo e non mi costava fatica rimanere alzata fino a tarda notte ma, soprattutto, non mi costava fatica pensare a cosa scrivere. Le parole prendevano forma da sole, come se qualcuno me le dettasse.
Le storie sono diventate racconti e quei racconti sono rimasti chiusi dentro un file senza titolo e senza ambizione.
Pensavo di pubblicarle sulla mia pagina Facebook ma qualcosa mi frenava. Non era come le altre volte, non erano semplici post. Erano le mie sensazioni, i miei ricordi, le mie emozioni.
Ho pensato alle volte in cui ho ritrovato dei miei post copiati su bacheche di sconosciuti. Non me ne è mai importato molto ma questa volta sarebbe stato diverso. Non avrei potuto sopportare di vedere ciò che avevo scritto usato e abusato da altri senza alcun tipo di sentimento o rispetto.
Così è rimasto tutto racchiuso in quel file fino a quando, un giorno, distrattamente, ho letto che una casa editrice stava cercando dei racconti per farne un libro.

Il 7 marzo 2016 quel libro, intitolato N Vite ( www.gemmaedizioni.it ), è uscito in libreria e tra i racconti che contiene, scritti da diversi autori, c’è anche il mio.
E’ un piccolo sogno che si realizza.
Non succede molto spesso.

{n}VITE Raccolta di Racconti AA.VV.

Ci sono infinite Vite.
Sono vite fatte di viaggi e di ritorni,
d’incontri e di abbandoni,
di amore e di coraggio.
{n} sta per ennesimo.
{n} sta per numero naturale
che parte da zero e tende ad infinito

http://www.gemmaedizioni.it

 

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Con Gemma Gemmiti fondatrice ed editor di Gemma Edizioni

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Come sono arrivata qui

Sul web sono approdata per puro caso spinta dalla curiosità. Mi sono iscritta a Twitter per lo stesso motivo per cui, inizialmente, si iscrivono tutti: seguire i vip. E’ finita che i vip hanno iniziato a seguire me.
Ho scoperto presto che i 140 caratteri si adattavano perfettamente al mio stile fatto di ironia pungente e, soprattutto, autoironia.
“La mia vita è una sitcom” è la frase che accompagna la mia bio. Mi piace trovare il risvolto divertente delle vicissitudini quotidiane, almeno quando non sono impegnata ad imprecare lungo i corridoi dei tribunali, in mezzo al traffico o al parco tra palloni, macchie di erba e urla.
Il mio stile ironico non è passato inosservato. Nel 2013 la mia faccia ed il mio nick sono finiti su un articolo di Donna Moderna che si occupava delle “vere Twitstar” ossia persone comuni che piacciono e vengono seguite più dei vip per le loro vite normali.

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Donna Moderna

La crescente popolarità ha portato nuovi contatti e nuove collaborazioni, sia in qualità di influencer per la televisione (Il Grande Fratello, Amici di Maria De Filippi, C’è Posta per te, L’Isola dei famosi e L’isola di Adamo ed Eva per citarne alcuni), che in qualità di testimonial per il digital marketing.

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Grande Fratello 15 – 2016
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Amici di Maria De Filippi – 2015

Nel gennaio 2016 ho avuto l’onore di essere scelta dal Teatro Comunale di Bologna come voce social per l’apertura della stagione lirica 2016 raccontando live twitting l’Attila di Verdi e la Carmen di Bizet.

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Teatro Comunale di Bologna – Intervista per Rainews 24

Dato che fare la mamma, l’avvocato e la social addicted non mi è sufficiente, nel tempo libero amo scrivere, soprattutto racconti. Ed è proprio all’inizio del 2016 che un mio racconto è stato scelto e pubblicato, insieme ad altri racconti di diversi autori, dalla Casa Editrice Gemma Edizioni.

Ma di questo vi parlerò un’altra volta.