CAPELLI SANI, LUCENTI E MORBIDI CON IL TRATTAMENTO ALLA CISTEINA DI EQUIPE VITTORIO

Ci sono persone e attività, a Bologna, che negli anni sono diventate un’istituzione.
Una di queste è l’Equipe Vittorio, salone storico della città che dal 1970 è un punto di riferimento del settore in quanto, in oltre quarantasei anni, ha saputo innovare ed innovarsi anziché vivere di rendita sulla reputazione guadagnata agli inizi, come a volte, purtroppo, accade con i nomi importanti. 
L’Equipe Vittorio, infatti, non è conosciuta solo perché ospita le signore bene della città e accoglie le dive che passano da qui ma perché è sempre riuscita a vedere lontano e ad essere un passo avanti rispetto agli altri.
Chi mi segue da tempo sui Social conosce la mia fissazione per i capelli e quanto ci tenga ad averli sempre belli e sani. Era quindi inevitabile che la mia strada si incrociasse con quella di questo storico salone, che è l’unico a soddisfare sempre le mie aspettative.
L’ultimo trattamento provato è quello alla cisteina, un aminoacido non essenziale che ripara i capelli chiudendone le squame.
Se come me non amate le sedute interminabili e avete paura dei costi-sorpresa, ho due ottime notizie per voi.
La prima: il trattamento è velocissimo. La cisteina infatti viene applicata dopo il normale lavaggio e non ha bisogno né di posa né di risciacquo.
La seconda: il trattamento è davvero accessibile a tutte in quanto costa meno di una messa in piega.

Il risultato finale è commovente: punte dall’aspetto sano, capelli lucidi e soprattutto morbidissimi. Vi sarà difficile resistere alla tentazione di toccarli in continuazione!

 

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Con Vittorio, il fondatore del salone
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In posa per il trattamento alla cisteina
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Piega fatta!

 

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COCCOLARE IL PALATO MANGIANDO SANO? DA FRAGOLA E’ POSSIBILE

Quando scegliete un locale lo fate principalmente per la qualità del cibo. Se alla qualità del cibo si aggiunge la qualità del servizio, ecco allora che quel locale va dritto dritto nella lista dei preferiti.
Se andate da FraGola capirete quindi perché, anche con la pioggia e con il vento, io percorra a piedi oltre un chilometro per pranzare lì e, questo, nonostante lavori in pieno centro e pertanto abbia parecchia scelta senza allontanarmi troppo.
FraGola è una zupperia, frutteria, insalateria e juice bar che si trova in Piazza San Martino. Non pensiate però che sia uno di quei posti in cui esci e andresti a mangiarti una pizza. Infatti oltre a frutta e insalate, si trovano delle ottime zuppe (ogni giorno diverse), focacce e piatti composti (vegetariani e non solo).
Dimenticate anche l’equazione “mangiare sano = mangiare sciapo”, da FraGola si mangia in maniera salutare – con prodotti di alta qualità a prezzi competitivi – ma coccolando il palato.
E’ da FraGola che ho scoperto l’açaì, un frutto tropicale antiossidante e superenergetico che viene frullato insieme alla banana (il sapore di fondo è quello) e servito con frutta fresca in pezzi. Quando ero incinta ne mangiavo a chili e, d’estate, era il mio pranzo fisso. Considerando che ho partorito un bimbo di 4,3 chili comincio a pensare che l’açaì abbia fatto parecchio bene!
Il locale è stato rinnovato da poco. E’ più grande, luminoso e ha un lungo bancone scelto appositamente per rendere l’ambiente allegro e socialmente stimolante.
A breve, da FraGola si potrà anche fare colazione (yougurt e cereali, torte, pane e marmellata e ovviamente centrifugati e spremute) e il brunch nella giornata di sabato. Inoltre la prossima estate ci sarà anche il dehor. Ovviamente ci sono sia il il servizio di take away che di consegna a domicilio.

Sulla loro pagina Facebook (www.facebook.com/FrutteriaFragola ), poi, potete trovare il menu del giorno.
Un’ultima cosa: come avevo accennato all’inizio, oltre alla qualità del cibo è importante la qualità del servizio.
FraGola è diventato uno dei mie posti preferiti perché i titolari, Fabio e Stefania, hanno sempre il sorriso, sono cordiali, disponibili e ti fanno sentire come a casa. Scusate se è poco.

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IL RACCONTO DEL MESE: SE FOSSE UN FILM

Se fossi in un film, in questo momento la stazione sarebbe semivuota, la nebbia avvolgerebbe ogni cosa e nel silenzio della notte potrei sentire il suo passo veloce che mi cerca tra i binari.
Perché se devi dirti addio in una stazione, la scenografia è importante.
Invece è tutto sbagliato, ordinario. Ecco perché lui non verrà mai. Perché la vita non è un film. La stazione è affollata, puzza di ferro e piscio ed io non ho l’aspetto della femmina che lascerà un segno indelebile nella vita di un uomo. Se fossi in un film, indosserei un lungo trench, grossi occhiali da sole neri e guanti di pelle, così se lui mi dicesse “Non ti dimenticherò mai”, io potrei accennare un leggero sorriso con l’angolo destro della bocca come a dire “Lo so”, accarezzargli delicatamente una guancia e poi salire leggera sul treno dissolvendomi nel buio come un’elegante creatura eterea.
Un rumore molesto mi distrae dai miei pensieri. Guardo in basso. Un bambino sovrappeso mi fissa masticando delle patatine. Vorrei ricordargli che è bene seguire una sana alimentazione sin da piccoli ma vengo travolta da un signore che mi passa il suo enorme trolley su un piede senza neppure voltarsi per chiedere scusa.
– Senta lei, torni indietro, le dò una bella notizia, ho un altro piede se vuole favorire!
Una barbona, sentendomi urlare si avvicina. Fossimo in un film sarebbe una graziosa vecchietta, con la faccia sporca ma coi fiori freschi infilati nel cappello. Mi direbbe che mi si legge negli occhi quanto io sia innamorata e mi augurerebbe tanta felicità. Mi intenerisco, le sorrido. Mi parla:
– Non fissarmi, brutta puttana!
Non verrà, me lo sento. Perché dovrebbe, poi? Siamo stati insieme solo cinque giorni. Travolgenti, intensi ma pur sempre cinque giorni. E’ stato talmente bello che non lo racconterò a nessuno, neppure alla mia più cara amica. Non sarei in grado di spiegare ciò che è successo, correrei il rischio di sminuire o ancora peggio ridicolizzare questa storia.
Guardo l’orologio. Mancano trenta minuti alla partenza del treno e lui non si vede. Mi aveva avvisata che gli sarebbe stato impossibile venire a salutarmi, aveva un impegno di lavoro dall’altra parte della città proprio a quest’ora. Comincio a pensare che fosse una scusa. Ma forse è meglio che non venga. Mi piace l’idea che l’ultimo ricordo di noi sia legato a ieri sera, a quel bacio davanti alla porta della camera dell’hotel. Io avvolta nelle lenzuola come fosse un vaporoso abito da sera, lui con la giacca tra le mani e i capelli scarmigliati.
– Allora cia…-
– No senti – l’ho interrotto io – Niente promesse, niente “allora ti chiamo”, niente “magari ci si vede per un week-end”. Stiamo a 800 chilometri di distanza, non può funzionare, non ci rivedremo più, non voglio essere una di quelle che guarda ogni minuto il cellulare in attesa di un messaggio che non arriverà mai. –
Lui ha sorriso. Dovreste vedere quanto è bello quando sorride. Ha fatto cadere la giacca a terra e mi ha stretta forte. – Parli troppo – mi ha detto e mi ha baciata.
Se fossimo in un film ora sentirei due mani che mi coprono gli occhi e partirebbe una melodia di archi. Qualcuno mi afferra il braccio, il cuore mi balza in gola.
– Scusi signorina è questo il treno per Napoli che parte alle 15.45?-
– Non lo so, mi dispiace.-
– Non sa se è per Napoli o non sa se parte alle 15.45? –
– Non lo so e basta. – dico buttando fuori l’aria.
La signora mi guarda perplessa. Sta per aprire la bocca ma a quel punto io sollevo il sopracciglio destro e la immobilizzo come una mangusta di fronte al serpente a sonagli. Lei fiuta il pericolo e, incredibilmente, capisce che deve levarsi dalle palle. Sposta lentamente lo sguardo verso il display luminoso, individua il suo treno per Napoli, fa un passo indietro, si volta e scappa via.
Intanto mancano quindici minuti alla partenza. Ma sì, è meglio che non venga. E poi cosa potrei mai dirgli? No, non gli direi niente. Vorrei solo baciarlo. Quanto pagherei per baciarlo ancora una volta.
Le mentine! Non posso farmi cogliere impreparata. Se fossimo in un film non me ne preoccuperei. Nei film limonano la mattina appena svegli come se non avessero l’olfatto. Come se non sapessero che appena svegli, con una sola alitata si potrebbe far appassire una foresta. Cerco nella borsa. Non le trovo. Mi piglia la smania. Non capirò mai perché nelle borse non si trova nulla al primo colpo. E’ come se la borsa captasse le nostre vibrazioni, come se sentisse quando abbiamo fretta e ci nascondesse le cose apposta. “Chiavi di casa, presto, sta venendo a prendervi! Andate ad infilarvi sotto la fodera del taschino. Sta piovendo e siamo davanti al portone, impazzirà!” così me la immagino la vita lì dentro. Intanto estraggo un paio di calze, il portafoglio, l’agenda, gli occhiali da sole e delle M&M’s del 1991 ma delle mentine non c’è traccia.
Mancano dieci minuti alla partenza. Lui non verrà.
Si fottano le mentine, si fottano gli addii, le stazioni, le storie che chiami amore e invece sono solo scopate, si fottano i sorrisi e i baci che ci siamo scambiati, si fottano i suoi respiri sul collo, il suo braccio sulla mia spalla, si fotta la mia fissazione per i film, per la scenografia perfetta, la battuta perfetta, il momento perfetto.
La vita non è un film, non verrà a salutarmi perché di me non gli importa nulla. Poco male, tra qualche mese lo dimenticherò, lui probabilmente lo ha già fatto. Non c’è la nebbia, non ci sono gli archi che suonano, non ho il trench e gli occhiali da sole scuri, non sono la femmina che lascia un segno indelebile nella vita di un uomo.
Rimetto tutto dentro la borsa, la delusione brucia nella gola, una signora all’altoparlante annuncia il mio treno, dice che fra cinque minuti partirà. Stronza. Mi pare di vederla, mentre spegne il microfono e rivolgendosi alla collega dice divertita: – Ma quella davvero pensava che lui sarebbe andato a salutarla? Hi hi hi. – Le stronze ridono tutte con l’ hi hi hi.
La vita non è un film ma ora, sì proprio ora, lo vedo tra la folla. Urla il mio nome, si fa largo tra la gente, correndo.
Appare lui, scompare tutto il resto.
(Federica Caladea, 23 ottobre 2016)
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MISSBAKE: SAPORI D’AMERICA, FRANCIA E INGHILTERRA IN UN SOLO LOCALE

A dispetto dei pochissimi metri quadri in cui si sviluppa, MissBake contiene un mondo di delizie difficili da descrivere in un solo post.

Intanto come MissBake, a Bologna, c’è solo MissBake. Unico nel suo genere, diventa difficile anche solo definirlo: è un caffè? Un bistrot? Una pasticceria?

Direi un po’ tutte queste cose insieme. E’ un luogo che strizza l’occhio all’America, alla Gran Bretagna e alla Francia.

Un luogo in cui puoi sorseggiare (finalmente) un ottimo caffè americano – l’espresso non esiste – tea, tisane, cioccolata calda o centrifugati e scegliere tra una varietà per nulla scontata di torte, biscotti e cheesecake.

Ed è qui la prima novità: tutte le torte sono lì per essere fatte a fette e mangiate, sul posto oppure a casa o in ufficio. MissBake infatti è sostanzialmente un take away.
Non siete golosi di dolci? MissBake vi tenta con ricotte cunzate, omelettes, gallettes bretonnes di grano saraceno, soccà nizzarde con farina di ceci, tagliatelle o fagottini di crepes, pancakes salate e zuppe per una pausa pranzo diversa dal solito.

Una piccola chicca: il brunch del sabato in perfetto stile americano.

A ciò aggiungete che le proprietarie, Carlotta e Stefania, sono gentili e accoglienti esattamente come il loro piccolo instagrammabile locale nel quale prima ancora di assaporare le loro creazioni si assapora la passione di chi ama il proprio lavoro.

MissBake è in via Marsili 1/c, nel pieno centro di Bologna, a pochi passi da via Farini e dal mio ufficio perciò è facile che a metà mattina mi vediate uscire da lì con la mia dose quotidiana di caffè americano o con una box ripiena di coccole.

Se amate i preliminari, gustatevi il loro profilo Instagram: MissBake

 

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SE AL POSTO DEI PIEDI AVESSI LE RUOTE SARESTI MENO BELLA?

La risposta è no.
Donna e bellezza sono da sempre un binomio che suscita grandi dibattiti a causa dei canoni estetici imposti dalla moda. La bellezza tuttavia non risiede né nella perfezione né in canoni estetici imposti.
Ce lo conferma l’evento internazionale Modelle & Rotelle organizzata da Fondazione Vertical per sostenere la ricerca sulle lesioni midollari che andrà in scena domani 3 ottobre 2016 presso l’Unicredit Pavillon in Piazza Gae Aulenti, patrocinato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana e dal Comune di Milano. Una manifestazione che ha ricevuto la medaglia da parte del Presidente della Repubblica per l’alto valore sociale.
In un mondo apparentemente impenetrabile come quello della Moda ecco quindi che irrompe Fondazione Vertical lanciando una sfida che vuole da un lato aiutare le donne con situazioni motorie limitate a ritrovare la propria femminilità e a nutrire l’autostima spesso minata dalla disabilità e, dall’altra, sensibilizzare sull’importanza di sostenere la ricerca scientifica.
La disabilità viene esibita ed esibendola scompare, ecco perché l’evento Modelle & Rotelle è lodevole. Niente pietismi e ipocrisie.
Solo bellezza, quella autentica.
All’evento parteciperanno personaggi di spicco del mondo dello spettacolo e dello sport nonché protagonisti dell’Alta Moda italiana. Dell’iniziativa sentirete inoltre parlare nei prossimi giorni sia sui giornali che alla tv.
Avrei dovuto esserci anche io ma purtroppo degli impegni di lavoro me lo hanno impedito.
Sarò comunque lì con il pensiero e soprattutto con il cuore, accanto a tutti coloro che si sono adoperati per mesi e mesi affinché l’evento prendesse forma facendo un lavoro immenso e accanto a chi crede fortemente in questo progetto, a partire dal fondatore e Presidente dell’organizzazione, Fabrizio Bartoccioni.

Per saperne di più:
http://www.modellerotelle.it
http://www.fondazionevertical.org
https://www.youtube.com/watch?v=UgMqVT6gxDc

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