COME SPIEGO L’AMORE PER UN FIGLIO?

E non lo so spiegare cos’è l’amore per un figlio.
Mi aiuto pensando a tutte le cose meravigliose di questo mondo:
il mare che sbuca dopo la curva, la musica, il sole che sorge, l’abbraccio della nonna, il crepitio del fuoco quando fuori nevica, il “Ci sono qua io”, la fine degli esami, il fiore che cresce in mezzo alla roccia, gli occhioni del cane, un regalo inaspettato, il primo bacio, il rumore del ruscello, la doccia calda dopo la pioggia, camminare scalzi, la birra ghiacciata, Bali, il bottone dei jeans che si chiude, l’accredito dello stipendio, il “Sono fiero di te”, il vestito da sposa, il profumo del gelsomino, il colpo di fulmine, i raggi di sole che bucano le nuvole, l’abbraccio alla stazione, il fruscio delle foglie, il cielo azzurro, “Il male non c’è più”, la solidarietà degli estranei, la frutta, svegliarsi col cinguettio degli uccelli, la favola della buonanotte, i film che fanno commuovere, la luce che torna, l’aereo che atterra, il “Sì lo voglio”, le candeline sulla torta, il pane caldo, il “profumo di buono”, la sua giacca sulle spalle, l’acqua cristallina e la sabbia bianca, il traguardo, le lacrime di gioia, l’odore dei libri, lo sguardo dei genitori, la tua cameretta immutata nel tempo, gli album con le foto stampate, gli alberi e tutta la straordinaria, impeccabile organizzazione di madre natura.
Ora, io non lo so spiegare cos’è l’amore per un figlio ma quando li guardo e li stringo forte a me, tutte le sensazioni che le cose meravigliose di questo mondo mi danno, stanno lì, concentrate tra quelle braccia piccole e le mie e niente regge il confronto. Un diamante diventa paccottiglia, l’oceano una pozza d’acqua, il cielo un fazzoletto sopra la testa.
Non lo so spiegare cos’è l’amore per un figlio ma so che mi fa pungere gli occhi ed accartocciare il torace il solo pensiero che siano miei. E so che il loro respiro piccolo sul mio viso cura tutti i mali.
No, non lo so spiegare cos’è l’amore per un figlio ma se io, per loro, sono indispensabile loro, per me, sonola salvezza.

IL MIO BLOG SU OPENMONDO.COM!

Sono lieta di informarVi che da oggi il mio blog è entrato a far parte di Openmondo.com una community nella quale si possono trovare informazioni, suggerimenti e curiosità relative a qualsiasi posto in Italia e nel Mondo scritte da esperti locali.

Una vasta guida turistica on line nella quale, alla voce Bologna, ci sarà il mio faccione ed il link a questo blog, che potete vedere in anteprima qui.

 

IL PRODOTTO DEL MESE: OWAY E L’ESPERIENZA MULTISENSORIALE

La mia ricerca volta a trovare i migliori prodotti per i capelli, questo mese, mi ha portato ad Oway, un’azienda che ha fatto della green chemestry il suo punto di forza.
Prima di parlarvi dei prodotti che ho provato, mi piacerebbe raccontarvi di come nascono, perché non tutti (e mi ci metto anche io) leggiamo o sappiamo leggere le etichette, ignorando quanto sia importante puntare il più possibile su ingredienti di origine naturale.
In media noi donne applichiamo sulla nostra pelle più di 200 sostanze chimiche e circa il 60% di queste sostanze viene assorbito dal nostro corpo. Inquietante eh?
Tutti i prodotti Oway sono composti da un minino di 98,8% di principi attivi, oli essenziali ed emollienti di derivazione naturale, biologica, biodinamica ed etica. Per chi ancora non lo sapesse gli ingredienti biodinamici sono i più puri, concentrati ed efficaci in quanto provengono da coltivazioni in cui non sono stati usati pesticidi, insetticidi e fertilizzanti sintetici.
Ho quindi provato alcuni dei loro prodotti e l’ho fatto nel migliore dei modi: attraverso la Oway Head SPA.
Lo sapete che anche per i capelli esistono percorsi SPA? Ebbene sì e posso garantirvi che sono assolutamente da provare (e riprovare e riprovare…).
Per questa esperienza, per me totalmente nuova, sono stata al Chimica Zero Loft (in via Fratelli Rosselli 8 ab – sul sito trovate tutti i trattamenti, anche estetici, e i prezzi), un luogo dall’atmosfera Nord Europea, suddiviso in diversi ambienti, sia ampi che piccoli e riservati, ciascuno dedicato ad un’attività diversa, per vivere una vera e propria esperienza multisensoriale personalizzata.
Il mio percorso è iniziato con un piacevolissimo e rilassante massaggio di benvenuto (welcome cerimony) alla testa, al collo e alle braccia, secondo una sequenza precisa, con un olio essenziale al bergamotto (Bergamot Essential).
Successivamente, mi è stata fatta la diagnosi del cuoio capelluto e dello stelo del capello grazie all’utilizzo della tricocamera. Oltre ad esaminare lo stato di salute della mia testa (che se proprio volete saperlo era ottimo – scusate il momento autocelebrativo), l’analisi è fondamentale per personalizzare il trattamento, utilizzando i prodotti più adatti al proprio capello.
Successivamente, mi è stata fatta una doppia maschera. Sulla cute una maschera all’argilla e salvia, mentre sulle lunghezze una maschera formata dalla combinazione di due prodotti: il Glamorous Balm (un burro con mirto, olio di bergamotto e melone del Kalahari) e l’Alluring Oil (alloro, olio di mandorla e melone del Kalahari). Il profumo assolutamente puro e naturale degli ingredienti ve lo lascio immaginare.
Dopo essere stata in posa per una ventina di minuti sotto al calore di una lampada ad irradiazione di infrarossi, mi sono trasferita al lavello per il lavaggio e qui è avvenuta l’altra piacevole sorpresa.
Per sciacquare e lavare i capelli c’è una stanza apposita, intima e riservata, in cui c’è un solo lavello e, anziché la classica poltrona, una chaise longue massaggiante. Il lavaggio è avvenuto con altri due prodotti Oway: Moisturazing Hair Bath (con salvia, eufrasia, teak e mahogany) e la Moisturazing Hair Mask (con nocciole, miele, murumuru e olio di macadamia). Un toccasana per i capelli ma anche per il mio olfatto!

Per la fase finale di asciugatura e piega, mi sono trasferita in un’altra saletta, sempre riservata, nella quale la talentuosa Sabrina mi ha fatto una piega a dir poco perfetta (e voi sapete quanto io sia maniacale quando si tratta di piega!). Successivamente, sul capello asciutto, mi è stato applicato il Glossy Nectar, un olio ristrutturante per lucidare, nutrire e ristrutturare i capelli.

Sono rimasta realmente colpita da Oway. Non solo per la scelta di utilizzare prodotti biodinamici ed etici e all’attenzione per l’ambiente – assolutamente doverosa di questi tempi – ma per l’altissima qualità ottenuta dall’utilizzo di ingredienti puri e naturali. I miei capelli erano leggeri, delicatamente profumati, lucidi e super idratati.

Ovviamente non potevo uscire a mani vuote e con la scusa di continuare il mio percorso di benessere dedicato a corpo e capelli, ho acquistato alcuni dei prodotti utilizzati durante il trattamento, più il Detox Body Bath, un gel doccia detossinante e anti-aridità per il corpo.
Il packaging Oway è davvero raffinato e, ovviamente, riciclabile al 100% essendo solo in vetro trasparente o alluminio.

Se volete acquistare i prodotti Oway rivolgetevi a Betrix (per le zone di Bologna, Modena, Ferrara, Imola, Firenze, Massa, Lucca, Prato e Pistoia); per tutte le info potete andare sul loro sito, sulla loro Pagina Facebook oppure chiamare lo 051 572258. Per tutte le altre zone d’Italia, potete invece scrivere direttamente alla Oway alla sezione “Contatti”.

Qui sotto trovate le foto che documentano passo dopo passo la mia Oway Head SPA

Massaggio Welcome Cerimony con Bergamot Essential Oway
Olio Bergamot Essential Oway
Welcome cerimony (massaggio che comprende testa, collo e braccia)

 

Tricho-Analyzer (esame del capello con tricocamera)

 

Maschera all’argilla e salvia

 

Dettaglio della maschera preparata al momento con argilla e salvia

 

Alluring Oil e Glamorous Balm Oway

 

Maschere in posa sotto la lampada ad irradiazione di infrarossi
Al lavello con Moisturazing Hair Bath e Moisturazing Hair Mask
Un dettaglio di uno degli spazi di ChimicaZero Loft
Oway
Con Francesca Ventura (al centro), responsabile di ChimicaZero Loft e Sabrina, che mi ha accompagnato in tutto il percorso HEAD SPA
I miei acquisti

 

 

 

Effetto OWAY HEAD SPA

 

MIA CARA, ADORATA ROUTINE

La mia giornata, parecchio impegnativa non è ancora finita. Sono le quasi 23,00 e mentre tutti dormono, io, dopo aver sistemato la cucina, preparato la merenda per il grande, messo a posto i giochi sparsi per casa avendo cura di pestare un pezzetto di Lego o il braccio di una tartaruga Ninja giusto per fare pratica e migliorare nell’arte di implodere dentro senza emettere il minimo mugugno, ho ancora un post da correggere e un paio di e-mail a cui rispondere. Senza contare che devo struccarmi e lavarmi i denti (quando inventeranno i trucchi auto-struccanti?).

Sono stanca, anzi, sono a pezzi ma vi dirò una cosa, questo è uno dei momenti della giornata che preferisco e ho deciso di prendermi qualche minuto per scrivere questo post. 
Ho tutto sotto controllo, le persone che amo sono qui, al sicuro e stanno bene. 
Il calore che mi dà la casa, le luci soffuse, le porte delle camere dei bambini socchiuse, il rumore in lontananza della TV del vicino, il ticchettio dell’orologio della cucina sono una compagnia perfetta.

Chi ha detto che la routine deve essere necessariamente negativa? La mancanza di fantasia e la totale assenza di obiettivi nuovi lo sono. 
Le abitudini a me danno sicurezza.

Qualsiasi cosa succeda durante la giornata, arriverà il momento in cui mi ritroverò qui, nel silenzio della mia casa, con le luci soffuse, il respiro lento e caldo delle persone che amo, la TV dei vicini in lontananza, il ticchettio dell’orologio della cucina e mi sentirò al sicuro.

ILLUMINIAMOCI!

Le giornate si allungano, diventano più luminose e, in questa stagione, ricomincia la voglia di dare luce al proprio corpo.

Di solito, con l’arrivo della primavera, schiarisco i capelli e anche il trucco. Da tempo mi faceva gola il make up di Chiara Ferragni e quell’effetto luminoso che ha sul viso.

Come sempre accade quando decido di sperimentare nuovi make up, il primo passaggio è da Kiko. Si riduce la spesa, il rischio e anche i sensi di colpa se la sperimentazione dovesse essere un fallimento.

Ho scoperto così, per puro caso, che Kiko ha fatto uscire due nuove linee di make up dedicate alla Primavera e all’Estate, rispettivamente Spring 2.0 e Summer 2.0, entrambe dai colori naturali e luminosi.

Della linea Spring 2.0 ho acquistato l’illuminante  Natural Colour HighLighter . Ha sia proprietà correttive che illuminanti e la sua texture ha un effetto leggero e naturale. Va utilizzato per dare luce in determinati punti del viso come la zona sopra lo zigomo, il centro fronte e il mento (io però lo utilizzo solo sugli zigomi). Può essere utilizzato sia da solo, come blush, sulle guance per un effetto molto naturale e delicato, oppure unicamente come illuminante, sopra il make up abituale.

Dato che l’illuminate richiede un’applicazione molto precisa ho acquistato anche il pennello da viso Kabuki Brush della linea Spring 2.0.

Della linea Summer 2.0, invece, ho acquistato il fard Baked Blush Coral Bay che ha una texture in polvere cotta, effetto mat. Il colore è molto forte, quindi ne va usata una piccolissima quantità e, devo ammetterlo, ci sto ancora prendendo la mano per evitare le gote alla Heidi. Però, una volta applicato, dura dalla mattina fino alla sera senza bisogno di ritocco (e per me è fantastico perché ho detto definitivamente addio all’ “effetto anemico” di metà giornata). Anzi, dopo un po’ di tempo, quando si è uniformato perfettamente al viso, è ancora più bello.

Infine, sempre per la linea Summer 2.0 ho acquistato l’illuminante viso Golden Shell . Si tratta in questo caso di una texture liquida da usare sul viso o anche su tutto il corpo. Poche gocce color oro che possono essere mescolate al fondotinta, alla crema corpo o viso per una luminosità diffusa oppure “picchiettando” alcune gocce sul viso, dopo aver steso il fondotinta, per illuminare determinate zone (io lo uso solo sulla zona sopra lo zigomo e sotto l’arcata sopracciliare).

ATTENZIONE!

Un unico consiglio: se come me non avete (ahimè) più vent’anni, state molto attente a come usate l’illuminante perché se è vero che nelle zone giuste, regala un’aria più fresca e radiosa, è anche vero che mette in evidenza le rughe, pure le più piccole! Perciò state lontano dal contorno occhi, dalla fronte e dalle rughe naso labiali, se le avete.

Golden Shell
natural Colour Higlighter – 01 Iridescent Rose
Baked Blush Coral Bay
Kabuki Brush

 

CIGLIA GRANDIOSE CON LANCOME

Di mascara ne ho provati tanti ma alla fine torno sempre al vecchio amore che, per me, resta Hypnôse di Lancôme.

L’ultima volta che sono andata in profumeria però sono stata attratta dal nuovo arrivato.

Si chiama Grandiôse e, devo ammetterlo, è davvero sorprendente.

La particolarità di questo mascara sta nell’applicatore a Collo di Cigno che consente di raggiungere perfettamente anche gli angoli dell’occhio. Grazie allo stelo curvo e allo scovolino ad alta precisione è possibile rivestire tutte le ciglia dalla radice alla punta creando il tanto desiderato effetto a ventaglio.

All’interno della confezione trovate il foglietto illustrativo che mostra tutti i passaggi per usare al meglio l’applicatore. E’ più facile a dirsi che a farsi. Basterà seguire le indicazioni un paio di volte e, successivamente, l’applicazione vi verrà naturale.

FAMO A CAPISSE

Famo a capisse è una frase che amo molto perché in un mondo in cui siamo circondati da parole, post, proclama, diktat e milioni di bla, bla, bla e in cui tutti parlano ma pochi ascoltano, con l’uso di sole tre parole, puoi far passare il seguente messaggio: “Fermati, guardami, sturati le orecchie, ascolta bene ciò che ti sto dicendo ed immagazzinalo perché non te lo ripeterò più.”

FAMO A CAPISSE.
I social esistono ormai da parecchi anni. Internet, Whatsapp, Telegram, Messenger, la geolocalizzazione e ogni altra diavoleria (come direbbe mio nonno) non solo non hanno più segreti ma vengono utilizzati ormai da chiunque per chiunque.
Scriviamo all’avvocato su Whatsapp per chiedere un parere, su Messenger fissiamo appuntamenti con l’estetista, su Facebook chiediamo consulti medici, su Twitter cerchiamo la casa vacanza.
Internet è il nostro burattino e i vari dispositivi sono i fili che, con grande maestria, noi muoviamo, senza regole e senza misura, raggiungendo chiunque e qualunque cosa.
In questo rapidissimo evolversi delle nostre abitudini, tutti quegli atteggiamenti e quei modi di dire e fare, una volta prettamente riservati all’ambito strettamente confidenziale, sono diventati universali, dei passepartout che aprono qualunque porta senza preoccuparsi di concetti come privacy, educazione, rispetto e legalità.

Ma FAMO A CAPISSE.
Il fatto che si possa fare tutto, non significa che si debba fare tutto.
Il fatto che io abbia il numero di cellulare di un professionista, non significa che possa chiamarlo a qualsiasi ora del giorno o durante il week end.
Il fatto che il mio smartphone mi consenta di agganciarmi al Whatsapp del dottore, non significa che io possa chiedere un consulto mandando un messaggio di 78 righe come se scrivessi sul forum di AlFemminile.com.
Il fatto che un social chiamato Facebook ci chiami “amici” nonostante ci si conosca tramite la condivisione di un “Buongiornissimo, kaffèèè?” e una foto profilo, non mi autorizza a scriverti in privato per chiederti che lavoro fai e quanto guadagni.
Il fatto che io decida di inserirmi in una chat della classe o dell’asilo non significa che debba intasare la chat stessa di messaggi polemici lunghi quanto un romanzo breve perché dall’astuccio della mia Domitilla è sparita una gommina dei topi del Parmareggio o per scambiarmi la ricetta del polpettone in ventisette varianti.

La goccia che ha fatto traboccare il mio vaso ormai stracolmo, è stato questo episodio. Oggi ho letto di una mamma che, pensando di fare una cosa utile, ha inviato alla chat dell’asilo una foto della sua bimba per mostrare che aveva avuto una dermatite da contatto. Il suo (nobile) intento era, semplicemente, quello di avvisare i genitori nel caso notassero gli stessi segni sul corpo dei loro bimbi. Queste foto sono uscite dalla chat dei genitori della classe e sono state inoltrate a chiunque. Di chat in chat, sono state diffuse per tutta la scuola creando allarmismo. Senza contare il fastidio di essere fermata per strada da sconosciuti che le chiedevano come stava la bimba dopo aver visto le foto (sigh!). Lei ha reso pubblica la vicenda ed è arrivato l’immancabile commento che diceva così: “Basta non condividere i cazzi propri. Adesso lo hai imparato.”

Allora FAMO A CAPISSE.
Deve essere per forza così?
Siamo sicuri che basti sempre e solo dire: “Lo hai fatto tu, la colpa è tua?”
Il buonsenso ed il rispetto dove li mettiamo?

Siamo per caso animali, pecore, automi che necessitano di essere sgridati, minacciati, puniti, messi in riga altrimenti siamo autorizzati a dire e fare sempre e solo quello che ci pare?

Abbiamo bisogno di una legge che ci dica che siamo dei delinquenti se scriviamo “cagna” sotto alla foto di una ragazza scollata su Facebook?

Abbiamo bisogno di sentirci dire due, tre, quattro volte di non chiamare all’ora di pranzo o cena al cellulare delle persone?

E’ vero, noi siamo responsabili di ciò che diciamo, postiamo, facciamo.
E’ vero, rendere pubblico un pensiero o un’immagine è come mettere una barchetta di carta su un corso d’acqua: una volta lasciata andare, non potremo più controllarla e prevedere quale sarà la sua sorte.
Ma è anche vero che il fatto che si possa fare tutto non significa che si debba fare tutto.
Non è troppo tardi per capirlo.

Famo a capisse.