ITALIANI, POPOLO DI IMPICCIONI

Una suocera lo faceva per vedere se la nuora era ordinata, una conoscente per sapere se l’amica aveva creme e profumi costosi, un vicino per scoprire se in quella casa si usavano psicofarmaci.

Pare che l’abitudine di frugare tra le cose altrui, soprattutto quando ci si chiude nel bagno, sia tutt’altro che rara.

Ho fatto un sondaggio su Twitter ed il 25% (dei 3.699 votanti) ha ammesso di curiosare tra i cassetti e le ante dei mobili del bagno, quando è a casa di altri.

Lo trovate inquietante?

Sappiate che quella percentuale è ben più alta e molti di quelli che hanno risposto no, mentono. Come lo so? Esperienza diretta e indiretta. Negli anni mi è capitato spesso di sentire storie a riguardo e vi garantisco che la maggior parte dei curiosoni è insospettabile. Come lo “stimato” chirurgo che, se trova delle creme cosmetiche di buona qualità, non si fa alcun problema ad utilizzarle o l’amico con il  vizietto nascosto di rubare la biancheria intima femminile dal cesto dei panni sporchi.

Italiani popolo di impiccioni? Direi di sì.

Mi chiedo a che pro. Insomma scoprire che l’amica usa la crema per le emorroidi o si beve qualche goccia di Xanax non credo possa risolvere le giornate di questi soggetti a cui noi, ignari, apriamo la porta delle nostre case. E’ semplice curiosità? La moglie del nostro collega ha la pelle così liscia, magari è merito di qualche crema miracolosa di cui noi ignoriamo l’esistenza. O è banale competizione? I suoi cassetti sono più ordinati? I suoi prodotti più costosi?

Qualunque sia la motivazione, sappiate che d’ora in avanti, prima di avere ospiti, vi conviene ripulire ogni cassetto e antina del bagno e lasciarlo vuoto come quelli in esposizione negli show-room.

In alternativa, una tagliola nascosta nel cassetto sarà un ottimo deterrente.

 

 

MAI DIRE MAI, SOPRATTUTTO ALLA MODA (SOTTOTITOLO: I LOVE DANSKO)

Come la maggior parte delle donne, amo le scarpe. Tutte. Stivali, stivaletti, décolleté, sandali, ballerine, sneakers e non c’è un solo modello, tra quelle elencate, che non vorrei in almeno quattro colori diversi.

Mai avrei pensato, tuttavia, che un giorno avrei comprato le Dansko, uno zoccolo grosso e apparentemente sgraziato che è una via di mezzo tra quello della bella olandesina e quello indossato dagli infermieri e i medici di tutto il mondo.

Eppure, un giorno l’ho visto indossato ad un paio di amiche, senza calze e sotto un paio di boyfriend. Me ne sono innamorata.

Se state torcendo il naso, ricordate ciò che ora scrivo: le Dansko sono i nuovi Ugg. Più di dieci anni fa, venivano ingiustamente banditi da tutto il territorio nazionale mentre le dive americane sfoggiavano quei quadrotti di pelo anche in canotta e shorts. A distanza di anni, nel periodo Dicembre-Febbraio sbucano ai piedi di una ragazza su tre. Succederà anche alle Dansko. E’ solo una questione di tempo.

Intanto io vi dico perché comprarle.

Sono comode, anzi, comodissime. Camminerete tutto il giorno senza sentire il minimo fastidio.

Sono alte, perciò vi regalano circa cinque centimetri in più senza avere il tacco.

La loro forma cicciotta fa sì che la vostra caviglia sembri ancora più sottile.

Si mettono e si tolgono in un batter d’occhio e non è un dettaglio da poco (ad esempio se dovete entrare ed uscire di casa spesso).

Stanno bene sotto i jeans ma anche con un paio di leggins o sotto una gonna lunga (troverete tantissime idee qui, sul profilo Instagram).

Sono avanti, anzi avantissimo e voi le indosserete quando ancora in pochi le capiranno e di ciò non potrete che vantarvi.

Nel negozio, indecisissima tra il modello nero opaco e il testa di moro (alla fine ho optato per il secondo)

 

MA FICO SARA’ FICO?

C’è stato grande fermento in città all’arrivo di Fico.

Per quei pochi che ancora non sapessero cos’è, si tratta del più grande parco agroalimentare del mondo. Fico è l’acronimo di Fabbrica Italiana Contadina, con due ettari di campi, 40 fabbriche, allevamento di animali, luoghi di ristoro, botteghe, mercati, aule didattiche, teatro, cinema e un centro congressi in grado di ospitare fino a mille persone.

Un progetto ambizioso che mira ad avere oltre sei milioni di visitatori all’anno.

Mi è stata data l’occasione di partecipare ai primissimi eventi organizzati in prossimità dell’apertura. L’anteprima per la stampa e l’inaugurazione vera e propria. Ho quindi visto il parco al massimo del suo splendore e potendo degustare le prelibatezze offerte da ciascun luogo di ristoro presente all’interno.

I prodotti da acquistare sono, senza ombra di dubbio, di alta qualità e, come spesso accade, all’alta qualità si accompagnano prezzi non proprio abbordabili. Diciamo quindi che il supermercato non si presta ad essere un punto di riferimento per la spesa settimanale ma certamente offre prodotti particolari che fanno fare bella figura quando si hanno ospiti a cena o si regalano le ceste natalizie al miglior cliente.

Il parco è di grande impatto, grande nel senso letterale del termine. Un’area immensa, un’architettura non certo avveniristica ma sicuramente originale,    animali che faranno gioire i bambini, cani da tartufo in azione, campi coltivati, laboratori che sfornano biscotti o mozzarelle, il minigolf, una spiaggia con un campo  da beach volley e persino il parrucchiere (assolutamente da provare perché è Oway, ve ne parlai tempo fa qui). C’è anche Cinque, il ristorante di Enrico Bartolini, chef stellato.

Mangiarci non è economico e, considerato che siamo a Bologna, dove la maggior parte delle trattorie regalano esperienze mistiche, l’idea che i bolognesi e i turisti preferiscano Fico ai locali sparsi per la città mi lascia fortemente dubbiosa.

Le critiche, anche feroci, non sono mancate ma la cosa non stupisce dato che il patron di Fico è il tanto chiacchierato Oscar Farinetti. Non entrerò nel merito delle stesse, non ne ho le competenze. Mi limiterò a dire che, nonostante le tante perplessità, da bolognese, faccio il tifo per Fico.

I turisti, non solo stranieri, sono in aumento e l’interesse verso quella che una volta era solo una piccola città di passaggio, sta crescendo in maniera esponenziale. Il parco dovrà essere in grado di rappresentare quel quid che lo porti ad essere inserito nel programma di visita del turista. Se Fico sarà in grado di stuzzicare in maniera continuativa la curiosità dei visitatori e  di offrire sempre qualcosa di innovativo, ci sono buone possibilità che sopravviva.

SIAMO TORNATI!

Dopo una lunga pausa  siamo tornati.

Sì, io e il nostro gigante, il Signor Nettuno.

Una coincidenza? Non credo.

Vorrei dire che anche io, come lui, sono stata via per motivi di restauro ma mentirei.

Lui è decisamente più in forma – confesso che anche a me servirebbero cinquecento giorni di vacanza, quanto mi farebbero bene! – ma io ho fatto e ho visto più cose e ve le racconterò.