CARO GRUPPO WHATSAPP TI ODIO

Tutti affermano di odiare i gruppi Whatsapp eppure tutti ne fanno un gran uso ma, soprattutto, abuso.
Dato che raramente qualcuno si ribella, mi faccio avanti io a costo di inimicarmi amici e parenti fino all’ottavo grado. Mi immolo per voi, che potrete condividere questo post sulle vostre bacheche commentando con un innocuo “ahahah”, sperando che chi ha orecchie per intendere intenda.
Davvero non se ne può più ed è ora che ci diamo qualche regola per rendere questa croce sulle spalle meno gravosa.
Punto primo: se qualcuno fa una domanda NON E’ OBBLIGATORIO rispondere in quindici. Capite anche voi che se uno chiede “A che ora ci si vede?” ricevere decine di notifiche e leggere “Alle 20” “Alle 20” “Alle 20” “Alle 20” e così all’infinito trasforma anche il più mite di noi in Jack Torrance. Vale lo stesso per “ok”, “ahahahah” e i pollicioni all’insù.
Punto secondo: non c’è un modo gentile per dirlo. Tutti i video e le immagini con orsacchiotti, rose, caffè, cappuccini, gattini, pulcini fanno inesorabilmente schifo. Lo so che potrei dire che sono démodé e naif ma vorrei che si capisse chiaramente il concetto perché fanno proprio schifo. I gattini glitterati sarebbero piaciuti a mia nonna, nata nel 1913 e cresciuta con le cartoline, il televisore in bianco e nero e le bomboniere di ceramica.
Punto terzo: whatsapp non è un social. Se volete condividere video e barzellette fatelo su Facebook magari scoprendo, finalmente, che quei video e quelle barzellette ritenute “divertenti” girano sul web già da una decina di anni e fanno ridere quanto l’uomo che entra in un caffè facendo splash. Tra l’altro, ogni volta che inviate video e immagini costringete i nostri telefoni a scaricare dati e a consumare batteria del cellulare, come se avessimo ancora i Nokia 3310.

Punto quarto: le catene di S. Antonio. SIAMO NEL 2018 PER LA MISERIA!
Punto quinto: le spunte blu. Non riguardano propriamente i gruppi ma ce l’ho qua sul gargarozzo e devo dirlo. Il fatto che viviamo in simbiosi con il nostro cellulare non significa che possiamo rispondere nel momento esatto in cui visualizziamo un messaggio. Magari stiamo entrando in doccia oppure stiamo per metterci alla guida. Che la spunta blu sia un timer, attivato il quale abbiamo dai tre ai cinque secondi per rispondere è una pretesa assurda e immotivata che genera solo una cosa: ANSIA. Mollateci.
Punto sei: le bufale. SIAMO NEL 2018 PER LA MISERIA!

Prima di rispondere “Allora perché non abbandoni i gruppi? Nessuno ti obbliga” pensate al perché non lo fate voi. Scommetto che le ragioni sono le stesse.
Ci sono i gruppi del lavoro o della scuola dei figli che tra la foto di un cappuccino e un gattino danzante servono (o meglio, dovrebbero servire) per comunicazioni importanti.
E poi, diciamolo, siamo ormai scafati e consci della grande ipocrisia che c’è dietro la frase “Sei libero di fare ciò che vuoi”. Certo che siamo liberi di fare ciò che vogliamo, peccato che quando lo facciamo inizia il trituramento di maroni, fatto di messaggi privati in cui vogliono farti sapere che quel “Federica ha abbandonato il gruppo” ha creato più incidenti diplomatici delle battute del Principe Filippo. E, in certi casi, è molto meglio ricevere dieci foto di cappuccini cuorati, che un messaggio in cui zio Carmelo mi dice di quanto se l’è presa la cugina Fernanda.

Come sempre, il problema non è il mezzo ma chi lo utilizza. Eppure basterebbe poco. Basterebbe affidarsi al caro, vecchio buon senso.
Vi piace condividere Santa Rita che vi augura il buon giorno? Benissimo. Fatelo privatamente con chi ha i vostri stessi gusti.
Vi piace scrivere ininterrottamente ok, hihihi o inviare sette emoticon per esprimere lo stesso concetto? Benissimo, ma ricordate che ogni vostro invio è un trillo sul display che ci distrae, infastidisce, interrompe da altre attività perciò chiedetevi: è veramente necessario?

E se la risposta è sì, è quella sbagliata.

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