QUANDO MI DISSERO: VOLA BASSO

Parlo raramente del mio lavoro anche perché il diritto civile non offre storie degne di nota soprattutto quando ci si occupa di recupero crediti o contratti. Diverso è il caso della responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, un campo che ho sempre seguito con maggiore attenzione e passione.

Si tratta di una buona fetta del diritto civile che va dalla tutela del consumatore (una vacanza rovinata, l’acquisto di un veicolo usato, problemi con la telefonia), alla responsabilità professionale medica (un intervento chirurgico mal eseguito), alla richiesta di risarcimento dei danni subiti a causa di un allagamento provocato dal vicino del piano di sopra.

Oggi vi voglio raccontare di un mio piccolo, grande successo al quale credevo solo io. Oddio, in realtà ci credeva anche il cliente ma la maggior parte dei clienti crede di aver ragione anche quando è nel torto, quindi fa più scena se vi dico che ci credevo solo io.

La storia è molto semplice. La cliente ha un’agenzia di viaggi. Un giorno decide di passare ad altro operatore telefonico perché più conveniente ma qualcosa non va e le cinque linee telefoniche non funzionano. In pratica solo una linea è funzionante e quando quella è occupata (praticamente sempre), l’agenzia risulta irreperibile. Tutti i reclami al servizio clienti finiscono nel nulla. Passano le settimane, la titolare è disperata, i clienti le scrivono email inviperite in cui le danno della poco seria, della buffona e dichiarano di rivolgersi ad altra agenzia. Insomma un disastro.

La titolare viene quindi da me. Promuovo immediatamente un ricorso d’urgenza per chiedere la disattivazione delle linee. Passano un paio di mesi (il termine “urgenza” è relativo soprattutto in tribunale), otteniamo la disattivazione e la cliente può finalmente rivolgersi ad un altro gestore telefonico. Intanto però è rimasta sei mesi senza telefono e i danni sia economici che all’immagine professionale sono evidenti.

La cliente è disponibile ad accettare una somma “simbolica” di poche migliaia di euro pur di chiudere la vicenda ma la compagnia telefonica rifiuta categoricamente (pure in maniera sgarbata e arrogante). La causa civile è, a quel punto, inevitabile.

Passa qualche anno – le cause in tribunale durano in media dai tre a cinque anni -. Come spesso accade, col tempo la rabbia del cliente si trasforma in frustrazione ed iniziano le consuete domande: “Ma quanto ci vuole? / Forse dovevo chiedere meno / E se perdiamo?”. A questo si aggiunga che la cliente nel frattempo si fidanza con un collega, il quale (poco correttamente) manifesta grosse perplessità sulla causa e sulle mie richieste mettendomi, inevitabilmente, in cattiva luce. Insomma il messaggio che passa è che sì, abbiamo ragione, ma cosa ci aspettiamo? Anni di causa e se ci riconoscono quattro, cinquemila euro ci dobbiamo baciare i gomiti. Vale la pena investire tempo e denaro per una somma del genere?

Io rispondo: sì.

Arriva la sentenza. La compagnia telefonica è responsabile e deve risarcire il danno. Il danno da risarcire ammonta a 100.000,00 euro oltre spese legali.

Sì avete letto bene: centomila euro.

Io ho dovuto leggere quella cifra parecchie volte, ve lo confesso. Con tutti quegli zero e le mani che tremavano non è stato facile.

E’ stata la prima volta che anziché chiamare il cliente al telefono, ci sono andata di persona, sventolando la sentenza come si fa con le bandiere.
Poco professionale, lo so, ma in fondo la professionalità l’avevo già dimostrata sul campo.

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